Da gennaio a giugno 2022 siamo stati impegnati nel restauro conservativo di un casa colonica tipica marchigiana del XV secolo all’interno dell’area archeologica di Suasa.

L’edificio è nominato storicamente “Il tappatino”, dal soprannome di uno dei suoi abitanti degli inizi del 900: Bellagamba detto appunto “il tappatino”.

Dal 1930 la casa è stata abitata dalla Famiglia Aguzzi, mezzadri del Conte Ruspoli, proprietario di tutta la zona, detta Pian Volpello.

Nel 1990 il fabbricato è stato acquistato dalla Soprintendenza Archeologica per le Marche con l’obiettivo di restaurarlo e destinarlo a sede logistica e di accoglienza per il Parco Archeologico, soggetto a vincolo monumentale dal 1952.

Scopri i dettagli tecnici del progetto.

Restauro monumentale di un edificio storico nel Parco Archeologico di Suasa

Da vecchia casa colonica a laboratorio universitario e moderna sede museale

“Il tappatino” è un esempio pregevole di casa colonica marchigiana del XV secolo, realizzata sfruttando parte dei resti degli edifici di epoca romana appartenenti all’antica città di Suasa.

Risalente alla prima epoca imperiale, come il vicino anfiteatro, l’edificio era in origine un Tempio di Giove. Un tempo probabilmente rivestito in marmo, le numerose trasformazioni susseguitesi nel tempo hanno fatto arrivare ai giorni nostri un edificio piuttosto articolato.

Il tappatino è strutturalmente suddiviso in 3 porzioni, unite tra loro.

  • L’edificio centrale, ristrutturato negli anni 90, che ospita il museo.
  • Il loggiato esterno e relativi locali posti in facciata, ristrutturati nel 2018.
  • L’edificio laterale utilizzato dagli studiosi come laboratorio.

Il nostro intervento ha riguardato proprio l’edificio adibito a laboratorio, composto da 2 piani e un sottotetto, con l’obiettivo di realizzare al piano terra la biglietteria, i servizi igienici e i locali adibiti a laboratorio di catalogazione, conservazione e studio dei rinvenimenti archeologici, e, ai piani superiori, una foresteria per ospitare gli studiosi e gli archeologi impegnati nelle campagne di scavo. Il tutto è stato poi reso accessibile con l’installazione di un ascensore, che consentisse l’accesso anche al seminterrato posto sotto l’edificio centrale.

La parte di restauro che ha richiesto più lavori a livello strutturale è stato il parziale smontaggio dei solai e della copertura per ricavare uno spazio in cui inserire la struttura metallica per l’impianto ascensore di collegamento con i piani superiori, rendendo necessario realizzare dei rinforzi di tutti i nuovi solai e l’adeguamento delle nuove quote tra gli interpiani.

Al piano terra è stato realizzato un unico locale adibito a laboratorio di restauro ad uso degli studiosi dell’Università di Bologna.

Oltre all’intervento sulle strutture e al rifacimento della pavimentazione, nei locali del laboratorio sono state realizzate nuove aperture di accesso per avere più spazio di manovra, impianti di aspirazione per le cappe dei tavoli di restauro, impianto idrico per il lavaggio del restauro e impiantistica elettrica di illuminazione, allarme e climatizzazione.

La biglietteria e il bookshop, oggi collocati in una struttura temporanea, saranno completati nei prossimi anni. Il nostro intervento ha visto la realizzazione di tutte le opere propedeutiche al prosieguo del progetto – predisposizione delle opere impiantistiche – che verrà completato una volta ottenuti i fondi necessari.

Restauro monumentale di un edificio storico nel Parco Archeologico di Suasa

Guardare al nuovo tutelando e valorizzando il passato

Le murature de “il tappatino” presentano numerose tracce di utilizzo di materiale proveniente dalle rovine della città romana. Grazie ad un’epigrafe posta sull’architrave di una porta, sappiamo che nel XVI secolo fu dimora di Ottaviano Volpello, da cui deriva il nome dell’area, Pian Volpello.

Per preservare queste rilevanze di epoca romana, nel laboratorio è stato tolto il vecchio intonaco e si è proceduto con il recupero e relativo restauro dei paramenti murari a faccia-vista.

In generale sono state mantenute tutte le strutture in legno dei solai e le pianelle in cotto, preservando la travatura originale con orditura primaria e secondaria. Per evitare di gravare sulle strutture antiche la nuova struttura dei solai è stata appoggiata su pilastri nuovi in profili metallici, seguendo il progetto architettonico della Soprintendenza per integrarsi esteticamente con l’ambiente.

La parte più interessante e delicata è stata la gestione dei reperti archeologici portati alla luce durante gli scavi al piano terra del fabbricato, eseguiti per alloggiare la struttura metallica.

Un ascensore che viaggia nel tempo

Per rendere fruibile la struttura in maniera verticale e superare le barriere architettoniche è stato necessario ricavare uno spazio idoneo, su tutti i livelli, per alloggiare la struttura metallica dell’ascensore.

Al piano seminterrato è stato necessario inserire la fossa (extracorsa inferiore) del vano ascensore, sfruttando lo spazio libero tra le strutture antiche che il progetto doveva necessariamente proteggere e integrare.

Innanzitutto il topografo ha eseguito i rilievi di tutto il sito e delle murature preesistenti, dopodiché sono state ricoperte, nel rispetto delle indicazioni fornite dalla Soprintendenza, per preservarne il valore.

Questo è stato possibile proteggendo le strutture con teli e tessuti TNT e aggiungendo poi argilla espansa per riempire gli spazi vuoti tra le strutture.

Solo a questo punto è stato ricostruito il pavimento per arrivare alla quota finita del piano terra.

La porzione di strutture antiche lasciate scoperte in prossimità della struttura metallica, fa sì che l’ascensore in vetro, quando scende al piano seminterrato per accedere al magazzino dell’edificio centrale, permetta di godere della vista delle mura antiche portate alla luce.

La struttura metallica dell’ascensore è stata realizzata in carpenteria metallica e poi installata calandola dalla copertura con l’impiego di automezzi con gru. Partendo dalla base di fissaggio e appoggio, la struttura sale arrivando fino al sottotetto ed uscendo per alcuni centimetri dalla copertura per garantire l’extra corsa. Questo ha richiesto di intervenire sul tetto – tagliandolo e sagomandolo – per creare lo spazio, per poi ripristinare il tutto recuperando il materiale originario e preservandone l’aspetto.

L’ascensore e le pareti in vetro della struttura verranno completati in un secondo momento.

Un po’ di storia

L’antica città di Suasa fu fondata dai romani dopo la battaglia del Sentino, agli inizi del III sec a.C.. Solo nel I secolo d.C. la città raggiunge il suo massimo splendore, con la costruzione dell’anfiteatro – uno dei più grandi delle Marche- del teatro e del foro commerciale, nonché della villa Domus dei Coiedii, 3000 mq di mosaici, pitture, portici e giardini.

La crisi economica e demografica del III sec d.C. spinsero lentamente la città verso l’abbandono, divenendo rifugio per viandanti e cava di prestito per la costruzione degli abitati di Castelleone di Suasa e Sant’Andrea di Suasa.

Scopri i dettagli tecnici del progetto.

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